Quando si parla di vitamina D, la prima cosa che viene in mente è la salute delle ossa, e quanto sia importante per la prevenzione di patologie scheletriche, poiché stimola l’assorbimento del calcio e il deposito di questo minerale nel tessuto osseo. Quindi adeguati apporti sono raccomandabili fin dalle prime fasi della vita, per prevenire il rachitismo, tipica dell’età infantile, ed in età più adulta, per prevenire l’osteoporosi.
Ma la vitamina D è molto più importante di quanto si sappia: la sua forma attiva il calcitriolo o 1,25-diidrossicolecalciferolo, si comporta più come un ormone, in quanto è in grado di regolare vari metabolismi e di interagire con più di 1000 geni coinvolti nello sviluppo del sistema nervoso e immunitario, motivo per cui, buoni livelli di calcitriolo sono stati associati a minore rischio di infarto, Alzheimer, malattie infiammatorie, patologie autoimmuni, tiroidee e tumori. Eppure oggi la condizione di ipovitaminosi D è molto frequente in tutto il mondo, e tra le persone più colpite ci sono le donne in gravidanza.
Ma come sia assume la vitamina D? Pur essendo contenuta in alcuni alimenti (olio di fegato di merluzzo, sgombri, alici, sarde, tuorlo d’uovo, burro), in realtà l’apporto alimentare incide per un 10-20% sull’intake giornaliero che è per l’80% assicurato dall’esposizione al sole. Quando i raggi solari UVB, colpiscono la pelle (cute) attivano un precursore della vitamina D, che poi verrà trasformato nel nostro corpo in vitamina attiva.
Nonostante l’Italia sia un paese dove il sole è presente per una gran parte dell’anno, l’ipovitaminosi D o carenza sono assai diffuse e tra le cause responsabili sembra giocare un ruolo importante l’inquinamento ambientale e l’effetto serra che quindi riducono l’efficienza dei raggi solari.
Tra le cause individuali, è più a rischio chi ha ridotta capacità di sintesi cutanea perché si espone poco al sole, ha una pelle molto scura, chi usa molto creme protettive, gli anziani, gli obesi, i sedentari, i celiaci, i vegani o chi necessita di maggiore apporti, come le donne in gravidanza o in menopausa. Come ci possiamo accorgere di una carenza di vitamina D? Campanelli di allarme possono essere disturbi muscolari, come debolezza, spasmi, crampi e formicolii comparire anche deformazioni scheletriche e gonfiore alle giunture. Come sapere i propri livelli di vitamina D e come prevenire? In Italia il momento migliore per effettuare un dosaggio della vitamina D nel sangue è ottobre dopo l’estate: valori al di sotto dei 30 ng/ ml indicano una ipovitaminosi, mentre al di sotto di 20 ng/ml una carenza per la quale il medico vi prescriverà una integrazione da fare solo in questi casi. Infatti per prevenire è importante comunque esporsi in modo regolare, a sole un tempo variabile in base al colore della pelle: pe pelli chiare si consigliano 20 minuti, per quelle normali, 30 minuti e quelle molto scure 45 minuti senza schermo solare. Mangiare alimenti ricchi di magnesio, zinco e vitamina K (verdure e frutta secca oleosa) migliora l’efficienza della sintesi della vitamina D, come anche l’attività fisica, che non è mai da trascurare!