L’allergia da contatto al nichel è piuttosto diffusa nella popolazione mondiale ed è in genere caratterizzata da dermatiti che si sviluppano al contatto con questo metallo che è un componente molto diffuso nell’ambiente, in quanto presente in materiali dentari, in stoviglie, pentole, bigiotteria, cosmetici e sigarette. Non solo, il nichel è contenuto anche in molti alimenti che, per i soggetti sensibili, rappresentano la maggiore fonte di esposizione. Si stima infatti che l’ingestione di questi alimenti da parte di soggetti particolarmente sensibili, oltre alle reazioni cutanee, possa provocare sintomi gastrointestinali come quelli che caratterizzano la malattia infiammatoria intestinale (IBS), cioè nausea, pirosi, meteorismo, dolore addominale, diarrea e costipazione. Questo quadro clinico, noto come Sindrome sistemica da allergia al nichel (SNAS) e considerata una condizione allergica emergente, è associato alla disregolazione del sistema immunitario e alla disbiosi intestinale.
Ma quanto nichel assumiamo attraverso il cibo?
L’assunzione di nichel attraverso la dieta è stato stimato circa tra 0,2 e 0,6 mg, mentre il fabbisogno giornaliero è di 50 µg (0,05 mg) ed è coperto da una dieta normale. Va però ricordato che solo una parte di nichel assunta con il cibo, variabile tra 1 e 10%, viene assorbito nel tratto gastrointestinale. I fattori che influenzano l’assorbimento, riducendolo, sono la co-ingestione di vitamina C e ferro.
In quali alimenti è presente il nichel?
Sebbene alcuni alimenti siano naturalmente più ricchi di nichel (lenticchie, fagioli, soia, nocciole, noci, mandorle, semi oleosi, kiwi, avena, cioccolato, frumento integrale, asparagi, pomodori), misurare con precisione l'assunzione giornaliera di nichel da cibi e bevande, inclusa l’acqua, è estremamente difficile in quanto il contenuto negli stessi alimenti varia moltissimo tra i vari paesi del mondo, dall’assunzione individuale e dalla fascia di età dei consumatori, dalle condizioni climatiche e anche dalla stagionalità, dalla natura dei terreni in cui vengono coltivati gli alimenti e infine, ma non meno importante, dall’utilizzo o meno di pesticidi.
Alcuni studi suggeriscono inoltre che la contaminazione da nichel alimentare potrebbe verificarsi anche durante il processo di preparazione con apparecchiature contenenti nichel. Lo studio dell’EFSA sull’esposizione cronica al nichel ha valutato il contributo per fasce di età, riscontrando che i preparati a base di fagioli, verdure e prodotti vegetali pronti sono la prima fonte di esposizione. Per i lattanti e i bambini piccoli è un piccolo contributo anche il latte materno, per gli adulti i sottaceti, il caffè, le zuppe pronte, zucchero e dolciumi, cereali e cioccolato (cacao) per gli adolescenti.
Come tenere sotto controllo l’allergia al nichel?
Se in passato le persone affette da SNAS erano trattate con diete estremamente restrittive, a volte con scarsi risultati, oggi si tende innanzitutto a valutare la soglia di sensibilità individuale e a non escludere a priori alimenti che contengono anche discrete quantità di nichel, ma a valutare invece la dose tollerata, ponendo attenzione particolare anche alla scelta di alimenti che siano prodotti senza pesticidi. Diversi studi hanno infatti rilevato che uno stesso alimento in agricoltura biologica ha livelli di nichel sostanzialmente più bassi di quello coltivato con metodi tradizionali con l’impiego di pesticidi e fertilizzanti in cui il nichel è un componente. Inoltre, l’utilizzo di alimenti fermentati può aiutare a ridurre la sensibilità al nichel come anche l’uso di probiotici. Altra importante precauzione è quella di limitare il consumo di cibi acidi conservati in lattine perchè possono rilasciare nichel, ad esempio le passate di pomodoro che sono sempre da preferire in vetro.