Un venerdì come tanti, insieme ad altri colleghi della redazione di LifeGate, sono andato a vedere chi sono i ragazzi e gli studenti che hanno scelto di non andare a scuola per chiedere che si faccia qualcosa, qualsiasi cosa, contro il riscaldamento globale e per il clima. Giunto qualche minuto dopo le 12 in piazza della Scala a Milano, di fronte alla sede del Comune, ho osservato le persone arrivare alla spicciolata. Non sono tutti ragazzi, e molti di loro non sono nemmeno di Milano. Eppure tutti hanno colto l’occasione per cercare di rianimare lo spirito verde ormai scomparso dalle agende politiche romane. Alla fine i ragazzi e gli attivisti per il clima arrivati davanti Palazzo Marino sono circa un’ottantina, da aggiungersi alle decine di migliaia che come loro si sono ritrovate in altre piazze di altre città, di altri Paesi.
Chi l’avrebbe mai detto che a riuscire in questa impresa sarebbe stata un’adolescente svedese che il 20 agosto dello scorso anno – un venerdì – ha deciso, da sola, di sedersi fuori dal parlamento, distribuire volantini con una lunga lista di fatti sulla crisi climatica e una spiegazione dei motivi del suo sciopero da scuola. “Intanto raccontavo quello che stavo facendo attraverso post su Instagram e Twitter che diventavano virali in poco tempo. Così sono iniziati ad arrivare giornalisti e reporter”. A pochi mesi di distanza, quella ragazza che si chiama Greta Thunberg ha assunto un ruolo da protagonista nell’attivismo globale per il clima. Ed è riuscita a far sì che ragazzi e adulti si stiano organizzando in città in ogni parte del mondo per tenere alta l’attenzione sul tema dei cambiamenti climatici, dando vita a un movimento – che tale non è – dal nome #fridaysforfuture, venerdì per il futuro.
Intanto Greta ha tenuto un discorso al Ted di Stoccolma. È stata al World economic forum di Davos, dove ha attirato su di sé l’attenzione, sottraendola a leader di governo e di impresa. È stata alla sede della Commissione europea a Bruxelles, una delle città più attive durante i #fridaysforfuture. Ha manifestato con gli studenti parigini. Tutti luoghi che ha raggiunto rigorosamente in treno, impiegando anche giorni per viaggi che sarebbero durati manciate di minuti se fatti con uno dei mezzi di trasporto meno rispettosi del clima: l’aereo.
Eppure Thunberg è stata attaccata per questo, c’è chi ha detto che sia stata “manipolata”, “usata” o persino “pagata” per fare quello che sta facendo. In un post su Facebook ha voluto precisare, una volta di più, che “non c’è nessuno che mi controlla, io sono in controllo di me stessa”.
Ciò che la spinge è la consapevolezza di avere un futuro nero davanti a sé. Del resto, il tempo è nostro nemico. Lo è ancor di più per chi oggi ha meno di 18 anni perché nel 2030 sarà nel fiore degli anni. Anni che potrebbero essere segnati da eventi meteorologici estremi, al limite della catastrofe naturale. Fenomeni come quelli che abbiamo vissuto in autunno in Italia o che si sono verificati nell’estate australe potrebbero diventare la normalità.
Smettiamola, dunque, di pensare che “sono bambini”, come se questo li rendesse meno degni di ascolto, perché non riusciamo ad ascoltare nemmeno scienziati illustri, non ci fidiamo delle evidenze scientifiche. Al contrario, lasciamoci coinvolgere e aiutiamo questi ragazzi a raggiungere il loro obiettivo, perché è l’obiettivo di tutti.
“Se tutti ascoltassero gli scienziati e i fatti a cui faccio continuamente riferimento – ha scritto Thunberg sulla sua pagina Facebook –, nessuno dovrebbe ridursi ad ascoltare me, o le centinaia di migliaia di studenti che scioperano per il clima in tutto il mondo. E così potremmo tornare tutti a scuola”.
L’obiettivo da raggiungere è chiaro: dobbiamo tagliare le emissioni di CO2 per limitare l’aumento della temperatura media globale entro un grado e mezzo. E dobbiamo farlo adesso. Per questo il 15 marzo è stato proclamato uno sciopero generale, mi verrebbe da dire universale, per il clima. Forse il più grande sciopero che sia mai stato organizzato per fare pressione sulle lobby fossili. Io ci sarò, Greta ci sarà, ci saranno gli studenti che si riuniscono a Milano e in altre decine di città italiane. Sperando che dopo quel giorno, ognuno di noi potrà tornare a fare ciò che gli compete.
[In copertina, foto di Anders Hellberg]